Ultimo Aggiornamento 21 Maggio 2024
Come, quando e perché si deve compilare la “scheda di morte” – Medmal WORDS
Oggiogiorno siamo tutti un po’ “schedati”, si sa. Nel senso che i nostri dati personali sono, a vario titolo, in possesso di soggetti pubblici e privati. E questo non accade solo quando siamo in vita, ma anche se veniamo a mancare. E’ il caso, appunto, della “scheda di morte ISTAT”, un documento sanitario ufficiale che deve essere compilato dopo la morte di ogni individuo e contiene informazioni rilevanti anche ai fini della valutazione di una ipotesi di responsabilità professionale medica. Ce ne parla l’Avv. Merika Carigi.
“MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” è un progetto divulgativo a cura di STUDIO LEGALE CHIARINI – Associazione Professionale.
INDICE SOMMARIO
- § 1. La denuncia della causa di morte
- § 2. La funzione della scheda di morte ISTAT
- § 3. La composizione della scheda di morte
- § 4. Ruolo e rilievo della scheda di morte ISTAT
§ 1. La denuncia della causa di morte
In effetti, entro 24 ore dall’accertamento del decesso di qualsiasi persona, deve essere fatta la denuncia della causa di morte, su apposito modello predisposto dal Ministero della Salute, d’intesa con l’ISTAT.
L’art. 1, comma 6, del Regolamento di Polizia Mortuaria (D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285), prevede che:
“La denuncia della causa di morte, di cui ai commi precedenti, deve essere fatta entro 24 ore dall’accertamento del decesso su apposita scheda di morte stabilita dal Ministero della sanità, d’intesa con l’Istituto nazionale di statistica.”
(art. 1, comma 6, D.P.R. 285/1990)
Si tratta, dunque, della “scheda di morte”, un documento sanitario ufficiale che può essere molto importante anche in ambito di malpractice medica, per i motivi che diremo meglio di qui a poco.
Morte dovuta a fatto illecito?
§ 2. La funzione della scheda di morte ISTAT
A cosa serve, la scheda di morte ISTAT?
A raccogliere dati utili a fini statistici, innanzi tutto.
Ma non solo: perché l’indagine sulle cause di morte ha rilievo anche dal punto di vista epidemiologico, consentendo di studiare la mortalità, analizzare i fattori di rischio e, in definitiva, prendere decisioni consapevoli in materia di politiche pubbliche sulla salute.
Hai bisogno di assistenza relativamente ad una “scheda di morte”?
§ 3. La composizione della scheda di morte
La scheda di morte ISTAT si compone di due parti.
La “Parte A”
La “parte A” è quella che viene compilata per prima e contiene le informazioni sanitarie del soggetto deceduto. Di solito la compila il medico curante (cioè il medico di medicina generale, detto anche medico di base), perché conosce il decorso della malattia, e quindi può indicare meglio di chiunque altro la sequenza di stati morbosi che hanno determinato, o contribuito a determinare, la morte del soggetto.
Se il medico curante è irreperibile, o se il decesso avviene in ospedale, la parte A deve essere compilata dal cosiddetto “medico necroscopo”, che è il direttore sanitario dell’azienda o un altro medico da lui delegato. In ogni caso, se c’è incertezza sulle cause di morte, per chiarirle, bisogna effettuare il “riscontro diagnostico” sulla salma.
La “Parte B”
Dopo la compilazione della parte sanitaria, la scheda viene inviata al Comune, dove l’Ufficiale di Stato Civile ne compila la “parte B”, inserendo una serie di dati anagrafici e di informazioni socio-demografiche (data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, cittadinanza, professione, eccetera…).
Modello scheda di morte ISTAT
§ 4. Ruolo e rilievo della scheda di morte ISTAT
Secondo il Regolamento di Polizia Mortuaria ogni scheda deve essere redatta in duplice copia (purtroppo in modalità cartacea, non essendo stata ancora implementata l’acquisizione telematica). Una copia va alla Prefettura, che la trasmette all’ISTAT; l’altra finisce all’azienda sanitaria del luogo in cui è avvenuto il decesso.
Più precisamente, l’art. 1, comma 7, del Regolamento di Polizia Mortuaria (D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285), stabilisce che:
“Copia della scheda di morte deve essere inviata, entro trenta giorni, dal comune ove è avvenuto il decesso alla unità sanitaria locale nel cui territorio detto comune è ricompreso. Qualora il deceduto fosse residente nel territorio di una unità sanitaria locale diversa da quella ove è avvenuto il decesso, quest’ultima deve inviare copia della scheda di morte alla unità sanitaria locale di residenza. Nel caso di comuni comprendenti più unità sanitarie locali, tali comunicazioni sono dirette a quella competente ai sensi del secondo periodo del comma 8”.
(art. 1, comma 7, D.P.R. 285/1990)
In ogni caso la scheda di morte ISTAT non è soltanto un atto dal rilievo amministrativo, ma è un documento sanitario importante, perché contiene una valutazione medica, un vero e proprio giudizio diagnostico sulla dinamica che ha condotto al decesso.
Per questa ragione può fornire, insieme alla cartella clinica, informazioni indispensabili per la valutazione di qualsiasi vicenda potenzialmente correlata a “malasanità“, in cui si tratta di valutare l’adeguatezza delle cure prestate a un paziente e il nesso causale tra queste e la sua morte.