Ultimo Aggiornamento 20 Maggio 2024
Un acronimo molto importante in ambito sanitario: il “P.D.T.A.”
Acronimi! Quanto sono difficili da ricordare!
Ce ne sono talmente tanti che qualche volta rischiano di perdere significato.
Ma ce n’è uno, spesso trascurato e dimenticato, che è davvero molto, molto importante in ambito sanitario: il misterioso “P.D.T.A.”.
Di cosa mai si tratta?
Scopriamolo con l’Avv. Gabriele Chiarini.
“MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” è un progetto divulgativo a cura di STUDIO LEGALE CHIARINI – Associazione Professionale.
INDICE SOMMARIO
- § 1. P.D.T.A.: cos’è e a cosa serve
- § 2. Di cosa si occupa il PDTA
- § 3. I diversi livelli del PDTA
- § 4. PDTA e rischio clinico
§ 1. P.D.T.A.: cos’è e a cosa serve
Il nostro Sistema Sanitario ama stilare piani e percorsi per qualunque cosa: per la cronicità, per la programmazione, per l’integrazione ospedale-territorio. Ma, al netto della ridondanza di sigle e sintagmi, questi percorsi, in molti casi, sono utili.
Oggi prendiamo in considerazione un percorso essenziale in ambito sanitario, non solo per la corretta presa in carico del paziente, ma anche per la sua sicurezza: il “Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale” (P.D.T.A., appunto).
Cerchiamo di capire a cosa serve e perché è così importante in ambito di gestione del rischio clinico e di responsabilità sanitaria.
§ 2. Di cosa si occupa il PDTA
Come possiamo evincere dal nome, in questo percorso ci si occupa un po’ di tutto: dalla diagnosi, alla terapia, all’assistenza.
Si tratta di uno strumento usato in tutto il mondo e che ha lo scopo di uniformare l’approccio clinico a determinate categorie di pazienti, da cui il termine anglosassone coniato dalla National Library of Medicine: “clinical pathway“, o anche “integrated care pathway“.
Secondo l’European Pathway Association (E.P.A.) i PDTA devono:
- basarsi su evidenze scientifiche;
- semplificare la comunicazione tra operatori e pazienti;
- coordinare ruoli e attività di ciascun professionista coinvolto nella cura;
- consentire il monitoraggio dei risultati, e
- individuare le risorse adeguate alla loro realizzazione[1].
Venendo in casa nostra, secondo quanto afferma il Ministero della Salute, il PDTA è una sequenza predefinita di prestazioni erogate a livello ambulatoriale, ospedaliero, territoriale, che prevede la partecipazione integrata di diversi specialisti e professionisti (oltre al paziente stesso).
L’obiettivo è realizzare la diagnosi e la terapia più adeguate a una specifica situazione patologica o anche l’assistenza sanitaria necessaria in particolari condizioni della vita, come ad esempio la gravidanza e il parto.
Detto più semplice: i PDTA sono strumenti di governo clinico che permettono di delineare, rispetto a una patologia o a un problema di salute, il miglior percorso praticabile all’interno di una certa organizzazione sanitaria e della rete in cui essa è inserita.
Quindi devono essere riproducibili, uniformi, e devono ridurre l’eventualità di esiti imprevisti.
A conti fatti, il PDTA risulta dall’integrazione di due componenti:
- le raccomandazioni cliniche provenienti dalla comunità scientifica, con
- gli elementi di contesto locale in grado di condizionarne l’applicazione.
Hai bisogno di consulenza in materia di PDTA?
§ 3. I diversi livelli del PDTA
Dunque, questo strumento cala nella pratica clinico-assistenziale le raccomandazioni delle linee guida e delle buone pratiche.
E questo si può fare a diversi livelli:
- c’è un PDTA nazionale, che è un atto di indirizzo o una raccomandazione ministeriale, e che detta i principi generali e gli standard essenziali da garantire su tutto il territorio nazionale per il trattamento di una particolare patologia;
- c’è il PDTA regionale, che definisce le strategie di gestione della patologia partendo dalle specificità del territorio, richiamando il PDTA nazionale, se esiste, oppure sviluppandosi in autonomia;
- poi c’è il PDTA aziendale o interaziendale, che applica concretamente il PDTA regionale nel contesto organizzativo di una o più strutture collegate tra loro. Può nascere anche in assenza di un PDTA regionale, con l’obiettivo di definire un modello concreto di presa in carico del paziente per quella specifica malattia.
«So many roads. So many detours. So many choices. So many mistakes.»
(Sarah Jessica Parker)
«Così tante strade. Così tante deviazioni. Così tante scelte. Così tanti errori.»
§ 4. PDTA e rischio clinico
Ma che c’entra il concetto di PDTA con i temi del risk management e della responsabilità medica e sanitaria?
Eccome se c’entra!
Il ruolo del PDTA è fondamentale anche in ottica di gestione del rischio clinico e di valutazione di una ipotesi di malpractice medica.
Non sempre le Linee Guida sono applicabili in uno specifico contesto.
Prendiamo l’esempio di una raccomandazione che impone un certo tipo di esame strumentale – ad esempio, un’angioTAC – ma una data struttura non può fare quell’esame in determinati orari. Questo è un aspetto che le linee guida non possono prevedere, ma di cui i redattori del PDTA devono assolutamente tenere conto.
Se questi ostacoli non si possono rimuovere, la specifica raccomandazione deve essere modificata nel PDTA, per mitigare il rischio clinico dei pazienti e, nel contempo, limitare l’esposizione di professionisti e organizzazione sanitaria ad un possibile contenzioso medico-legale.
Per tornare all’esempio: il PDTA aziendale prevederà che, per effettuare quell’esame strumentale, se fuori orario, il paziente dovrà essere trasferito in un’altra struttura, oppure ci dovranno essere dei turni di reperibilità ben strutturati.
Come ci ricorda la Legge Gelli (legge n. 24 del 2017) sulla responsabilità professionale medica, gli operatori sanitari sono obbligati ad attenersi alle indicazioni provenienti dalle linee guida ufficiali o, se non ce ne sono, dalle buone pratiche clinico-assistenziali.
Realizzare e attuare in modo corretto un PDTA è, quindi, un ottimo modo non solo per prendersi cura dei pazienti e per aumentare la sicurezza delle prestazioni, ma anche per evitare possibili profili di responsabilità in capo a professionisti e strutture sanitarie.
«Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.»
(Lucio Anneo Seneca)