Ultimo Aggiornamento 20 Maggio 2024
Carenza di ossigeno ed “ipossia”
L’ipossia può essere definita come “mancanza di ossigeno nei tessuti”. Si tratta di un fenomeno che può essere causato da patologie preesistenti o può insorgere in seguito a complicazioni, come un distacco di placenta, che può causare ipossia fetale.
C’è un modo per evitare che l’ipossia abbia effetti devastanti nei pazienti?
Approfondiamo l’argomento con l’Avv. Gabriele Chiarini.
“MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” è un progetto divulgativo a cura di STUDIO LEGALE CHIARINI – Associazione Professionale.
INDICE SOMMARIO
- § 1. Tipologie di “ipossia”
- § 2. I rischi legati al trattamento inadeguato dell’ipossia
- § 3. L’ipossia fetale: di cosa si tratta?
- § 4. Le possibili, drammatiche, conseguenze dell’ipossia fetale
§ 1. Tipologie di “ipossia”
L’ipossia può essere acuta (quando insorge all’improvviso) oppure cronica (se dura nel tempo). Può interessare solo una parte del corpo (ipossia tissutale) oppure tutto l’organismo (ipossia generalizzata).
L’assoluta mancanza di ossigeno in un tessuto è invece definita anossia.
Si possono distinguere diversi tipi di ipossia:
- l’ipossia anemica, determinata da bassi livelli di emoglobina;
- l’ipossia circolatoria, dovuta all’insufficienza del flusso sanguigno (provocata ad esempio da uno scompenso cardiaco o da un infarto);
- l’ipossia istotossica, causata dall’incapacità dei tessuti di impiegare l’ossigeno (succede, ad esempio, in caso di un avvelenamento da cianuro), oppure
- l’ipossia metabolica, dovuta a un’eccessiva richiesta di ossigeno rispetto ai fabbisogni normali (per esempio, quando c’è una sepsi).
§ 2. I rischi legati al trattamento inadeguato dell’ipossia
Un’ipossia grave, in soli 4 minuti, può danneggiare in modo irreparabile organi nobili come il cervello, il cuore o il fegato. Può causare convulsioni, coma o addirittura morte del paziente.
Per trattare in modo adeguato l’ipossia bisogna capire che cosa l’ha causata.
Potrebbe essere raccomandata l’ossigenoterapia, soprattutto se è presente fiato corto o altre complicanze che possono suggerire un livello di ipossia moderato.
A volte, però, la sola ossigenoterapia può non bastare, o può addirittura essere controproducente, come quando all’ipossia si affianca una ipercapnia (cioè l’eccessivo accumulo di anidride carbonica nel sangue), e questo accade talvolta ai pazienti con BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva).
In questo caso, si rischia di andare incontro a carbonarcosi, che è una sindrome molto grave e potenzialmente fatale, perciò le linee guida suggeriscono di fornire al paziente un aiuto per respirare, come la ventilazione meccanica, non invasiva o invasiva, secondo la gravità delle condizioni cliniche.
Cerchi aiuto per un caso di ipossia?
§ 3. L’ipossia fetale: di cosa si tratta?
Ma esiste anche un altro tipo di ipossia, che riguarda un paziente particolarmente fragile, e le cui conseguenze, se non trattate in modo adeguato e tempestivo, possono essere devastanti.
Parliamo dell’ipossia fetale, vale a dire l’insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti del bambino nel grembo materno. L’ipossia fetale può essere causata da un distacco di placenta, da un’infezione contratta in gravidanza, dal prolasso o dalla compressione del cordone ombelicale.
L’intervento tempestivo da parte del personale sanitario può fare la differenza nella prognosi: i danni possono essere più o meno gravi a seconda di come e quando si interviene.
Quanto gravi? Basti pensare che l’ipossia e l’asfissia perinatale sono responsabili di quasi un terzo di tutte le morti neonatali.
«Quel che l’ossigeno è per i polmoni, la speranza è per il significato della vita.»
(Emil Brunner)
§ 4. Le possibili, drammatiche, conseguenze dell’ipossia fetale
Un bambino che sopravvive, ma ha ricevuto troppo poco ossigeno durante il parto, rischia di sviluppare danni cerebrali anche permanenti, come l’encefalopatia ipossico-ischemica, giusto per citare una delle conseguenze più gravi.
La prevenzione, quando possibile, è la strategia migliore, ma l’ipossia non è sempre prevenibile. Bisogna allora attivarsi per offrire al paziente – grande o piccolo che sia – i migliori trattamenti disponibili, in conformità alle raccomandazioni della letteratura scientifica nazionale ed internazionale.
Se non vengono fornite cure appropriate e tempestive, e se questo comporta conseguenze dannose che erano evitabili, si può configurare un’ipotesi di responsabilità medica che espone la struttura, e a volte il personale sanitario, ad una azione legale e ad una possibile obbligazione risarcitoria.
«Sai quelli che dicono che non si può vivere senza amore?
(Dr. Gregory House)
L’ossigeno è più importante.»