ICTUS - Avv. Simona Zuccarini

ICTUS

Ultimo Aggiornamento 20 Maggio 2024

L’ictus e le sue implicazioni legali in termini di responsabilità sanitaria

“Colpo”: è questo il significato della parola latina “ictus” (in inglese “stroke”). Ed infatti, la sua comparsa è improvvisa e “colpisce” la vittima in modo repentino ed inaspettato.

Dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, l’ictus è la terza causa di morte e la prima causa assoluta di disabilità nel nostro Paese.

La diagnosi ed il trattamento dell’ictus sono particolarmente complessi, trattandosi di patologia tempo-dipendente: occorre cioè intervenire entro un certo termine per evitare danni irreparabili.

Ritardi anche di poche ore (talvolta minuti) possono invece compromettere la sopravvivenza e/o la guarigione del paziente, esponendo i sanitari a responsabilità.


INDICE SOMMARIO


§ 1. Cos’è l’ictus

L’ictus è un evento neurologico dovuto ad una insufficienza vascolare cerebrale.

Esistono due tipi di ictus:

  • l’ictus ischemico (ischemia cerebrale): consiste in una temporanea interruzione del flusso di sangue al cervello, che si verifica quando uno dei vasi arteriosi che lo irrorano viene ostruito da un coagulo (o trombo);
  • l’ictus emorragico: è causato dalla rottura di un’arteria cerebrale, con conseguente sanguinamento (emorragia cerebrale); il sangue che fuoriesce si accumula e comprime il tessuto cerebrale circostante.

Talvolta l’ictus emorragico viene indicato anche nei termini di “apoplessia” o “colpo apoplettico“, locuzioni un po’ desuete con le quali si vorrebbe indicare l’arresto improvviso delle funzioni cerebrali a seguito di un’emorragia, spesso seguita da uno stato di coma.

§ 2. I fattori di rischio

Il principale fattore di rischio per l’ictus è la pressione alta, mentre altri fattori predisponenti possono essere l’obesità, il colesterolo alto, il diabete, la sedentarietà, il consumo di fumo e/o alcool.

Quindi, adottare uno stile di vita sano è la prima linea di difesa per la prevenzione dell’ictus.

Mantenere una pressione arteriosa controllata, seguire una dieta equilibrata, praticare regolare attività fisica, evitare il fumo e moderare il consumo di alcol sono tutti elementi importanti per ridurre il rischio di ictus.

Inoltre, controllare e gestire efficacemente le condizioni mediche preesistenti come l’ipertensione, il diabete e l’ipercolesterolemia può contribuire significativamente alla prevenzione dell’ictus.

La consapevolezza dei fattori di rischio e l’adozione di misure preventive adeguate possono aiutare a proteggere la propria salute cerebrale e ridurre le probabilità di sviluppare un ictus.

Ictus e ritardo di trattamento: serve aiuto?

§ 3. I sintomi

I sintomi principali dell’ictus sono: l’emiparesi destra/sinistra, lo stato confusionale, la difficoltà nell’articolare le parole, la difficoltà nel vedere da un lato.

Talvolta, questi sintomi sono associati a mal di testa, nausea o vertigini.

Quando i sintomi compaiono per pochi minuti e poi scompaiono completamente, si parla di attacchi ischemici transitori (TIA), che sono segni molto importanti, perché possono presagire un ictus vero e proprio.

§ 4. Effetti dell’ictus

L’interruzione del flusso ematico cerebrale può determinare deficit neurologici.

Il tessuto cerebrale interessato dall’ictus, infatti, viene privato dell’ossigeno e dei nutrienti portati dal sangue e rimane quindi lesionato.

Questo può provocare la perdita delle capacità connesse all’area dell’encefalo concretamente colpita (il movimento, il linguaggio, la vista, l’udito, l’equilibrio…) e, nei casi più gravi, la morte.

§ 5. L’ictus ischemico: una patologia tempo-dipendente

Fino a qualche tempo fa entrambe le forme di ictus erano incurabili.

Ancora oggi, purtroppo, per l’ictus emorragico (che fortunatamente non supera il 10-15% dei casi) non esiste una cura sicuramente efficace; mentre, per l’ictus ischemico, esistono terapie efficaci finalizzate a riaprire l’arteria chiusa e salvare il tessuto cerebrale colpito.

I dati della letteratura scientifica indicano che, se trattati entro le prime 4,5 ore dall’esordio sintomatologico (e comunque il prima possibile) con terapia trombolitica, il 25% dei pazienti con ictus ischemico non muore e/o guarisce senza postumi invalidanti, rispetto ad un’aspettativa prossima allo 0%, nei casi non trattati.

Finestre terapeutiche più ampie – ma comunque stringenti – sono previste per altri tipi di interventi (trombectomia, terapie di rivascolarizzazione).

L’ictus ischemico è dunque una patologia tempo-dipendente, che richiede interventi terapeutici immediati: riconoscere i sintomi in tempo ed avviare il paziente ad un percorso diagnostico-terapeutico adeguato è di fondamentale importanza ai fini di una corretta gestione del rischio clinico.

E riveste rilevanza estrema anche nella valutazione medico legale dei casi di presunta malasanità.

§ 6. Ictus ischemico: errori diagnostico-terapeutici e responsabilità medica

L’ictus ischemico è, dunque, una situazione di emergenza medica: una rapida e corretta diagnosi risulta di fondamentale importanza per somministrare la terapia giusta e, di conseguenza, garantire al paziente la probabilità di guarire senza postumi significativi.

Ove ciò non avvenga a causa di condotte inappropriate od omissioni dei sanitari intervenuti, è possibile parlare di “malasanità”.

Gli errori diagnostico/terapeutici possono coinvolgere il personale delle aziende sanitarie a vario titolo: medici di famiglia, operatori del 118, personale di pronto soccorso, neurologi e radiologi, sono tutti chiamati a rispondere del corretto inquadramento e/o trattamento della malattia.

Possono, infatti, emergere criticità sin dalla prima gestione del paziente: si pensi all’utilità dei medici di famiglia o degli operatori del 118 per anticipare una corretta diagnosi.

E’ poi fondamentale un consulto neurologico e, per identificare con esattezza la sede dell’occlusione e definire la strategia terapeutica più opportuna, un attento studio dei vasi mediante TAC e RM (col supporto di un radiologo).

Il paziente con sospetto ictus, inoltre, deve essere inviato ove possibile presso apposite strutture semi-intensive dedicate (le Stroke Unit o Unità Operativa di Neurologia d’Urgenza), per essere seguito da un team multidisciplinare costituito da medici, infermieri e riabilitatori competenti ed esclusivamente dedicati alle malattie cerebrovascolari.

§ 7. Riflessioni conclusive

In ciascuno degli ambiti innanzi evidenziati possono manifestarsi criticità e, conseguentemente, configurarsi ipotesi di responsabilità a carico dei sanitari che, assumendo condotte diagnostico-terapeutiche inappropriate, abbiano causato la morte del paziente ovvero gli abbiano precluso la possibilità di guarire senza postumi permanenti.

In tali ipotesi può essere opportuno rivolgersi ad esperti del settore per comprendere se possa parlarsi di un “episodio di malasanità” e se, pertanto, sia possibile agire per chiedere che il paziente ed i suoi congiunti che ne siano rimasti vittima possano ricevere un’equa compensazione economica a titolo di risarcimento.