Ultimo Aggiornamento 21 Maggio 2024
C’è una correlazione tra carenza di organico ed errori sanitari?
E’ noto che il nostro servizio sanitario nazionale sia affetto da una non trascurabile carenza di personale (soprattutto infermieristico) e che – in base alle proiezioni dei prossimi 5/10 anni – tale carenza sia destinata ad aggravarsi ulteriormente.
Meno conosciute sono, invece, le correlazioni tra questa situazione e l'(in)efficienza del sistema nel suo complesso, dal momento che la presenza di risorse organiche adeguate è condizione imprescindibile per l’effettiva attuazione del principio di “sicurezza delle cure“, recentemente ribadito – quale elemento costitutivo del diritto alla salute – anche dalla cd. “legge Gelli“.
Cerchiamo allora di riflettere, in questo articolo, sulle ragioni di quella che è stata definita dagli organi di stampa come una vera e propria “emergenza medici” e sulle possibili ripercussioni che questa situazione può generare in termini di medical-malpractice e di propensione agli errori sanitari.
INDICE SOMMARIO | Emergenza Medici
- § 1. La carenza di personale (medico e, soprattutto, infermieristico) nel servizio sanitario nazionale italiano
- § 2. Le cause della cd. “emergenza medici”
- § 3. La correlazione tra carenza di personale ed aumentata possibilità di errori sanitari
- § 4. Riflessioni conclusive in tema di carenza di personale sanitario e rischio clinico
§ 1. La carenza di personale (medico e, soprattutto, infermieristico) nel servizio sanitario nazionale italiano
In linea generale, va premesso che – allo stato attuale – il numero complessivo dei medici attivi in Italia non è inferiore alla media degli altri Paesi O.C.S.E.
Come risulta, infatti, dall’ultimo rapporto “Health at a Glance Europe 2018“, ci sono 12,4 medici attivi ogni 100.000 abitanti (poco sopra la media, pari a 12,1/100.000 ab.).
E’, invece, allarmante – per esiguità – il numero degli infermieri, dal momento se ne contano 20,7 ogni 100.000 abitanti (meno della metà della media O.C.S.E., di 48,8/100.000 ab.).
Ad esempio, mentre il numero dei medici italiani è – tutto sommato – paragonabile a quello di Paesi limitrofi come Germania (11,7/100.000 ab.) o Francia (9,1/100.000 ab.), il numero degli infermieri è pari a circa la metà (55,8/100.000 ab. in Germania; 38,9/100.000 ab. in Francia).
Rispetto alla Danimarca, abbiamo quasi la metà dei medici (12,4 contro 22,1/100.000 ab.) e meno del 20% degli infermieri (20,7 contro 104,0/100.000 ab.).
Tuttavia, si è discusso più volte negli ultimi tempi di quella che è stata definita – a torto o a ragione – una vera “emergenza medici“, determinata dalla carenza di camici bianchi nelle Strutture Sanitarie pubbliche italiane.
Secondo il Segretario del sindacato Anaao-Assomed (Associazione di Medici e Dirigenti del S.S.N.), mancherebbero complessivamente 8.000 unità di personale medico, di cui 2.000 nei Pronto Soccorso; questa insufficienza d’organico sarebbe destinata ad aggravarsi ulteriormente nella stagione estiva, con le ferie dei sanitari, tanto che il Ministro della Difesa avrebbe valutato l’ipotesi – poi non ulteriormente coltivata – di dislocare medici militari negli Ospedali civili per far fronte alla carenza di personale sanitario.
§ 2. Le cause della cd. “emergenza medici”
Il Rapporto O.A.S.I. (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano) 2018 elaborato dal C.E.R.G.A.S. (Centre for Research on Health and Social Care Management) dell’Università Bocconi di Milano ha sottolineato che una delle principali modalità utilizzate negli ultimi anni al fine di contenere la spesa sanitaria è stato il blocco del turnover del personale sanitario.
Ad oggi, in Italia:
- il 53% dei medici ha più di 55 anni;
- l’accesso agli studi medici è contingentato (con il sistema del cd. “numero chiuso”);
- i candidati alle scuole di specialità (circa 16.0000) sono più del doppio rispetto ai posti disponibili (meno di 7.000).
E’ chiaro ed evidente, pertanto, come esista un problema relativo alla scarsità delle risorse necessarie per assumere e formare medici specializzandi, piuttosto che alla mancanza ab origine di medici.
Anche il rapporto di Anaao-Assomed (Associazione di Medici e Dirigenti del S.S.N.) su “La Programmazione del fabbisogno di personale medico, proiezioni per il periodo 2018-2025” ha messo in luce che la causa del problema non va individuata solo e tanto nel numero chiuso nelle Università, quanto piuttosto nel cd. “imbuto formativo” costituito dalla penuria di contratti di formazione post lauream rispetto al numero di laureati.
In sostanza, molti giovani medici non riescono ad accedere al percorso di specializzazione e, pertanto, rimangono sospesi in un “limbo professionale”, che li costringe a ritentare annualmente l’ammissione alle scuole di specialità con l’auspicio di miglior sorte, salvo decidere di lasciare il nostro Paese e rivolgersi all’estero per poter esercitare la professione sanitaria, portando con sé le ingenti risorse che il nostro Sistema ha investito nella loro formazione (stimate in circa 150.000/200.000 euro per ciascun medico).
Si ipotizza, inoltre, che questa “emergenza” subirà una verosimile accelerazione anche in conseguenza della recente approvazione della riforma pensionistica (cd. “quota 100“), che consentirà l’uscita anticipata dalla professione di quei sanitari in grado di cumulare 62 anni di età e 38 anni di contributi.
§ 3. La correlazione tra carenza di personale ed aumentata possibilità di errori sanitari
Posto che, dunque, i giovani medici specializzati non saranno sufficienti a sostituire le risorse che abbandoneranno il sistema, la questione “emergenza medici” è destinata ad aggravarsi.
Ma quali ne saranno le conseguenze sul piano della qualità generale dei servizi sanitari forniti dal nostro S.S.N.?
E’ verosimile ritenere che – se non si attueranno adeguati e tempestivi correttivi al trend attuale – assisteremo ad un progressivo peggioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle prestazioni erogate nei nostri Ospedali, con conseguente aumento del rischio di verificazione di eventi avversi in sanità e, purtroppo, con buona pace del richiamato principio di “sicurezza delle cure”.
Ciò per un duplice ordine di ragioni:
- innanzi tutto, perché la velocità del processo in itinere non lascerà il tempo di completare il necessario trasferimento delle competenze, delle conoscenze e delle capacità da parte della generazione dei medici più anziani in favore di quella dei medici più giovani e, quindi, meno esperti;
- in seconda istanza, poiché la carenza di organico, specie in alcuni settori nevralgici dell’assistenza sanitaria (Emergenza-Urgenza, Pediatria, Medicina Interna, Anestesia, Chirurgia Generale, ecc.), rappresenta – come abbiamo spesso evidenziato – una tra le più rilevanti “condizioni latenti” di carattere sistemico su cui si innesta la possibilità di un episodio di malpractice.
E’ ormai assodato, infatti, che la cd. “malasanità” costituisce – il più delle volte – l’effetto di criticità organizzative, anziché di profili di colpa individuale: si pensi, in particolare, alle vicende correlate a stress da sovraffaticamento, disattenzione o difetto di comunicazione, che sono tipicamente il frutto della carenza di personale e del carico di lavoro incrementale che ne deriva per gli operatori sanitari.
Emergenza Medici: pensi di aver subito un caso di malasanità?
§ 4. Riflessioni conclusive in tema di carenza di personale sanitario e rischio clinico
Come abbiamo sottolineato anche in altra sede (si v. l’approfondimento in tema di “difetto o carenza di organizzazione della struttura sanitaria“), da lungo tempo la giurisprudenza tende a riconoscere nel difetto di organizzazione della Struttura Sanitaria una autonoma fonte di responsabilità, che prescinde da quella del medico dipendente dall’ente.
E’ il caso, per l’appunto, della carenza di personale, che – lungi dal poter essere invocata come una sorta di attenuante – è essa stessa indice rivelatore di un assetto organizzativo inadeguato.
Sotto questo profilo, va debitamente precisato che l’idoneità dell’organizzazione di una Struttura Sanitaria deve essere parametrata al valore primario della salute del paziente, alla luce del quale debbono essere valutate le decisioni strategiche del S.S.N., troppo spesso ispirate esclusivamente a criteri di economicità e di risparmio, in contrasto con l’interesse dei cittadini.
Ad esempio, il risparmio per le Aziende Sanitarie relativamente al mancato turnover dei medici e dirigenti sanitari è stato stimato, per il solo anno 2018, in circa 1 miliardo di euro; quello per la mancata retribuzione degli straordinari, invece, in 500 milioni di euro (cfr. il già citato Rapporto di Anaao-Assomed).
Le Strutture Ospedaliere tendono all’aziendalizzazione e si atteggiano sempre più come vere e proprie imprese.
Ma i rischi di impresa e i disservizi che talvolta derivano dall’imprenditorialità non possono essere riversati sulle spalle degli utenti del S.S.N., il quale pertanto se ne deve fare intero carico, anche assumendo piena responsabilità per il risarcimento danni da cd. “malasanità”.