Consenso informato in emergenza-urgenza, quando è necessario

Ultimo Aggiornamento 28 Dicembre 2024

Il consenso rappresenta l’imprescindibile presupposto della legittimità di ogni atto medico. Secondo la legge 219/2017, ogni trattamento sanitario richiede il consenso libero e consapevole del paziente, basato su informazioni chiare fornite dal personale sanitario. Questo principio riflette il diritto costituzionale di autodeterminazione in materia di salute, sancito dagli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione. 

Tuttavia, in emergenza, quando la vita o l’integrità fisica del paziente sono in pericolo, i medici possono intervenire senza consenso, appellandosi al principio dello stato di necessità previsto dall’articolo 54 del Codice Penale.

Queste situazioni, frequenti in pronto soccorso, sollevano questioni mediche e legali. Una gestione non corretta del consenso informato in emergenza può avere gravi conseguenze: senza un consenso valido, quando obbligatorio, si rischia di violare diritti costituzionali fondamentali. Il paziente potrebbe subire trattamenti indesiderati o perdere l’opportunità di decidere autonomamente sulla propria salute. Allo stesso tempo, il medico potrebbe incorrere in responsabilità professionali e legali, compromettendo il rapporto di fiducia con il paziente e la correttezza della propria condotta.

§ 1. Cos’è il consenso informato?

Il consenso informato è un concetto fondamentale nella relazione tra medico e paziente. Non si tratta di un semplice “sì” o “no” a un trattamento proposto, ma di una decisione consapevole presa dal paziente sulla base di un’informazione completa e comprensibile fornita dal medico.

Il termine “consenso” deriva dal latino “cum-sentire“, che significa “sentire insieme”. Questo richiama l’idea di un accordo raggiunto attraverso il dialogo e la condivisione delle informazioni tra medico e paziente. È un processo che mira a rispettare l’autonomia del paziente e a coinvolgerlo attivamente nelle scelte che riguardano la sua salute.

Perché il consenso sia valido, il paziente deve avere una chiara comprensione della propria situazione clinica e delle opzioni terapeutiche disponibili, con i relativi benefici e rischi. Il medico ha il dovere di fornire queste informazioni in modo adeguato alle capacità di comprensione del paziente, promuovendone la partecipazione alle decisioni.

Il codice di deontologia medica sottolinea l’importanza del consenso informato in diversi articoli:

  • L’art. 33 stabilisce che il medico deve fornire al paziente tutte le informazioni necessarie sulla diagnosi, la prognosi, le alternative terapeutiche e le possibili conseguenze delle scelte.
  • L’art. 35 afferma che ogni atto medico richiede il consenso esplicito e informato del paziente, da documentare adeguatamente.
  • L’art. 36 ricorda che, anche in situazioni di emergenza, il medico deve tenere conto delle volontà precedentemente espresse dal paziente.

Il consenso informato, quindi, non è solo un principio morale, ma anche un obbligo legale per il medico. La sua corretta gestione tutela il diritto del paziente all’autodeterminazione e definisce il quadro di responsabilità per il professionista sanitario.

§ 1.1 Principi normativi e costituzionali del consenso informato

Il consenso informato non è solo un elemento fondamentale della pratica medica, ma anche un diritto costituzionalmente tutelato. Esso nasce dal principio di autodeterminazione, che garantisce a ogni individuo la libertà di scegliere se sottoporsi o meno a un trattamento sanitario. La Costituzione italiana, negli articoli 2, 13 e 32, sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale, garantendo il rispetto della dignità e dell’autonomia del paziente.

La regola nel rapporto medico-paziente è quella della consensualità. I trattamenti sanitari obbligatori rappresentano un’eccezione, come stabilisce l’articolo 5 della Convenzione per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti delle applicazioni della biologia e della medicina, adottata a Oviedo nel 1997 e ratificata in Italia con la legge n. 145 del 28 marzo 2001:

“Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”.

Questo principio è stato ulteriormente definito dalla legge 219/2017, che regola in dettaglio il consenso informato, imponendo obblighi precisi al medico e alla struttura sanitaria. Quando questi obblighi non vengono rispettati, le conseguenze possono essere gravi sia per i pazienti, che vedono leso il loro diritto alla scelta, sia per i medici, che rischiano implicazioni legali e deontologiche.

Di fronte ad una situazione di pericolo per l’integrità fisica del paziente, il medico, titolare di una posizione di garanzia rispetto allo stesso, ha l’obbligo di procedere alle cure necessarie, predisponendo i presidi e i trattamenti atti a prevenire conseguenze pregiudizievoli o, addirittura, letali, senza necessità di dover preventivamente acquisire il consenso del paziente medesimo.

Cass. pen., Sez. IV, 18/04/2018, n. 31628.

§ 2. Il consenso informato in emergenza-urgenza

In situazioni di emergenza-urgenza, la gestione del consenso informato si modifica rispetto alla pratica ordinaria.

La rapidità di intervento e la gravità delle condizioni del paziente possono rendere impossibile ottenere un consenso esplicito. In questi casi, l’operato del medico si basa sul principio di necessità, previsto dall’articolo 54 del Codice Penale, che legittima interventi volti a salvaguardare la vita o l’integrità fisica del paziente.

Tuttavia il consenso informato non perde la sua rilevanza deontologica e giuridica. Sebbene la sua acquisizione possa essere subordinata alle contingenze dell’emergenza, il personale sanitario è comunque tenuto a rispettare, per quanto possibile, l’autonomia decisionale del paziente e a fornirgli le informazioni essenziali sulle sue condizioni e sulle opzioni terapeutiche disponibili.

§ 2.1 Il ruolo del consenso in situazioni di emergenza

Nelle situazioni di emergenza-urgenza, l’approccio al consenso informato si differenzia in base allo stato di coscienza e alla capacità decisionale del paziente.

  • Paziente cosciente e in grado di esprimere volontà: in questo caso, il medico deve fornire informazioni immediate e sintetiche sulle condizioni del paziente e sui trattamenti indispensabili. Non vi è dubbio che l’informazione debba essere modulata secondo le condizioni concrete del caso, ma deve sempre essere specifica e idonea ad essere pienamente compresa dal paziente (in considerazione anche delle sue condizioni socio culturali, dell’età, della sensibilità). Il consenso deve essere richiesto e documentato, salvo impossibilità operativa.
  • Paziente incosciente o non in grado di decidere: quando il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, si applica il principio del consenso presunto. Questo si basa sull’assunto che ogni individuo, se cosciente, accetterebbe un intervento necessario per salvargli la vita o prevenire danni gravi.

§ 2.2 Riferimenti normativi e deontologici

La gestione del consenso informato nelle situazioni di emergenza-urgenza trova riscontro sia nella normativa che nella deontologia medica.

L’art. 36 del Codice di Deontologia Medica sancisce l’obbligo del medico di attivarsi per assicurare l’assistenza indispensabile in condizioni di urgenza e di emergenza, Ma bisogna rispettare le volontà precedentemente espresse dal paziente se conosciute, ad esempio  tramite familiari o documenti come le disposizioni anticipate di trattamento, DAT.

Sul piano normativo, la legge 219/2017 riconosce che, in situazioni di emergenza o di urgenza, il medico e i componenti dell’équipe sanitaria assicurano le cure necessarie, nel rispetto della volontà del paziente ove le sue condizioni cliniche e le circostanze consentano di recepirla. La stessa legge prevede che, qualora sussista un pericolo attuale e immediato per la vita del paziente, il medico possa procedere al trattamento indispensabile per la salvaguardia della salute, anche senza il consenso esplicito.

Queste previsioni, tuttavia, non esonerano il personale sanitario dall’obbligo di operare secondo i principi di buona pratica clinica, attenendosi alle linee guida, ai protocolli e alle evidenze scientifiche più accreditate. Anche in emergenza, infatti, l’agire del medico deve essere improntato al rispetto della dignità e della sicurezza del paziente, bilanciando l’esigenza di tempestività con quella di appropriatezza delle cure.

Consenso informato in emergenza-urgenza: sai davvero come funziona?

In situazioni di emergenza, il consenso informato rappresenta un aspetto fondamentale per tutelare i diritti del paziente e garantire la correttezza di ogni intervento sanitario. Tuttavia, le complessità normative e le circostanze critiche possono rendere difficile una gestione adeguata. Che tu sia un paziente o un operatore sanitario, siamo qui per fornirti le risposte e l’assistenza necessarie per affrontare al meglio questa tematica così delicata.

§ 3. Implicazioni giuridiche e deontologiche

Il medico che ometta di acquisire il consenso del paziente, quando possibile, o che effettui interventi inappropriati o non rispettosi delle volontà espresse, può incorrere in responsabilità penale e civile

Sul versante penale, potrebbero profilarsi i reati di:

  • Violenza privata (art. 610 c.p.); 
  • Lesioni personali colpose (art. 590 c.p.)
  • Omicidio colposo (art. 589 c.p.). 

In ambito civile, il medico potrebbe essere chiamato a risarcire i danni derivanti dalla violazione del diritto all’autodeterminazione del paziente o dalla non corretta esecuzione della prestazione sanitaria.

La Legge Gelli-Bianco (24/2017) ha introdotto importanti novità in tema di responsabilità professionale del personale sanitario. In particolare, la legge attribuisce rilevanza alle linee guida e alle buone pratiche clinico-assistenziali, quale parametro per valutare la condotta del medico. L’art. 5 prevede che gli esercenti le professioni sanitarie, nell’esecuzione delle prestazioni, si attengano, salvo specificità del caso concreto, alle raccomandazioni delle linee guida elaborate da enti e istituzioni pubblici e privati, nonché alle buone pratiche clinico-assistenziali. Questo riferimento alle leges artis può costituire un’importante guida per il medico che si trovi ad operare in situazioni di emergenza-urgenza, supportandolo nelle scelte terapeutiche e nella gestione del consenso informato.

§ 4. Problematiche operative: il ruolo del medico e della struttura sanitaria

Nelle situazioni di emergenza-urgenza, il medico e la struttura sanitaria si trovano ad affrontare problematiche operative complesse, che richiedono un approccio tempestivo ed efficace. Un aspetto fondamentale è rappresentato dalla comunicazione con pazienti e familiari. Pur nelle difficoltà legate alla criticità del quadro clinico, è essenziale instaurare, quando possibile, un canale comunicativo che consenta di informare adeguatamente i soggetti coinvolti sulla situazione e sulle opzioni terapeutiche, recependo eventuali volontà o istanze.

Altrettanto importante è la documentazione del processo decisionale nelle situazioni critiche. Una puntuale registrazione delle valutazioni effettuate, delle scelte operate e delle loro motivazioni può costituire un elemento di tutela per il medico e la struttura, in caso di eventuali contestazioni o contenziosi.

§ 5. Incertezze interpretative e responsabilità del medico

L’attuale quadro normativo e deontologico sul consenso informato in emergenza-urgenza presenta alcune zone d’ombra che possono generare incertezza per gli operatori sanitari. In particolare, l’ambiguità interpretativa riguardo al valore da attribuire alle direttive anticipate di trattamento espone il medico al rischio di responsabilità, sia che decida di agire in contrasto con tali dichiarazioni, sia che scelga di rispettarle.

Questa situazione pone il personale sanitario in una posizione delicata, dovendo affrontare una responsabilità che travalica quella strettamente connessa alla propria attività professionale. Il problema assume particolare rilevanza nell’ambito dell’emergenza-urgenza, dove la tempestività decisionale è fondamentale per garantire cure indifferibili e stabilire priorità diagnostiche e terapeutiche, e dove un’applicazione eccessivamente formalistica delle norme rischia di creare rilevanti difficoltà operative, con potenziali ricadute negative sulla gestione del sistema e sulla salute dei pazienti.

In attesa di un auspicabile intervento legislativo che faccia chiarezza su questi aspetti, alcune strategie possono contribuire a ridurre il disorientamento degli operatori e a supportarli nel processo decisionale:

  • Predisposizione di una modulistica di consenso informato adeguata: una documentazione correttamente formulata, che consenta di registrare sia l’acquisizione del consenso che l’adempimento degli obblighi informativi, con particolare attenzione ai casi di rifiuto delle cure, può costituire un importante supporto per il personale sanitario, pur con i limiti intrinseci di tale strumento.
  • Elaborazione e monitoraggio di protocolli operativi: la definizione di protocolli di riferimento, che contengano parametri decisionali solidi a cui il medico possa attenersi, specialmente nei contesti in cui la tempestività dell’intervento lascia poco spazio a incertezze interpretative, può rappresentare un’utile guida per orientare l’agire professionale.

Queste misure, pur non risolutive, possono contribuire a mitigare le criticità legate alla gestione del consenso informato nelle situazioni di emergenza-urgenza, in attesa di un quadro normativo più chiaro e coerente.

§ 6. Risorse e approfondimenti

La gestione del consenso informato in situazioni critiche richiede una conoscenza approfondita delle normative, delle linee guida deontologiche e dei principi deontologici che regolano la materia.

Abbiamo selezionato una serie di risorse utili e approfondimenti che ti aiuteranno a comprendere meglio le complessità di questo tema e a gestire con maggiore consapevolezza le diverse sfide che si presentano nella pratica medica in emergenza urgenza (e non solo):

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!».

Marco 10, 51-52