Ultimo Aggiornamento 21 Maggio 2024
La storia clinica del paziente: “Anamnesi” e responsabilità medica – Medmal WORDS
L’anamnesi – o anamnèsi – è una fase importante del percorso diagnostico, quel processo che porta il medico a capire qual è la condizione patologica che affligge il paziente. Ce ne parla l’Avv. Claudia Chiarini.
“MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” è un progetto divulgativo a cura di STUDIO LEGALE CHIARINI – Associazione Professionale.
INDICE SOMMARIO
- § 1. Anàmnesi o anamnèsi?
- § 2. Che cosa è l’anamnesi
- § 3. Come si effettua l’anamnesi
- § 4. Il rilievo dell’anamnesi in ambito di responsabilità sanitaria
§ 1. Anàmnesi o anamnèsi?
Anamnèsi?
Sì: è corretto anche così, con l’accento sulla penultima sillaba, anche se noi, come la maggior parte delle persone, preferiamo dire anàmnesi, alla greca, con una pronuncia simile a quella che probabilmente usava il filosofo Platone, il quale a ben vedere è stato il primo a capire che la conoscenza si fonda sulla memoria.
E questo è molto vero, soprattutto in medicina…
Già, perché l’anamnesi – che letteralmente significa proprio “reminiscenza”, “ricordo” – è il primo dei tre passi che portano all’identificazione di uno stato morboso, che è ancora sconosciuto o non ben specificato (gli altri due sono l’esame obiettivo del paziente e gli eventuali esami strumentali; ne parleremo in altri approfondimenti).
§ 2. Che cosa è l’anamnesi
L’anamnesi è la “storia clinica” del paziente, che deve trasferire al medico tutte le informazioni utili a farsi aiutare.
Naturalmente se il paziente non può farlo da solo (ad esempio, perché è un bambino, o è affetto da un disturbo psichiatrico, o addirittura è incosciente), lo faranno altri per lui: un suo familiare o l’accompagnatore (e allora in questo caso si parla di “eteroanamnesi”).
Hai bisogno di supporto in materia di “anamnesi”?
§ 3. Come si effettua l’anamnesi
Ma come funziona l’anamnesi?
Si parte dalle generalità e dai dati anagrafici del paziente.
Si passa alle eventuali malattie dei parenti più stretti (l’anamnesi familiare), perché alcune patologie possono avere carattere ereditario, e si raccontano i fatti più importanti della propria vita (anamnesi fisiologica), con particolare attenzione alle abitudini personali o lavorative (pensiamo all’importanza di sapere se il paziente è un fumatore, o se fa un lavoro che magari lo espone a sostanze tossiche).
Poi si fa l’anamnesi patologica remota, perché la condizione attuale può essere in qualche modo legata ad eventuali malattie o stati morbosi del passato.
Alla fine si arriva all’anamnesi patologica prossima, cioè alla descrizione della situazione attuale: quando e come è iniziato il disturbo, quali sono stati i sintomi e come sono evoluti, dove è localizzato il dolore, qual è la sua intensità, eccetera eccetera…
§ 4. Il rilievo dell’anamnesi in ambito di responsabilità sanitaria
Badiamo bene, però, che anamnesi non è soltanto la raccolta di questi dati, ma anche – e forse soprattutto – la loro analisi critica, perché non dimentichiamo che l’anamnesi è finalizzata alla diagnosi, e quindi alla cura del paziente.
Per questo si tratta di un atto medico, cioè una valutazione che deve fare il medico, e deve farla bene, perché molti episodi di malpractice cominciano proprio con un’anamnesi approssimativa, frettolosa, incompleta o addirittura erronea.
E qui si conferma un’altra cosa che diceva Platone, sul fatto che, molte volte, l’inizio è la parte più importante di un lavoro, e questo vale anche in medicina…