Ultimo Aggiornamento 3 Ottobre 2024
Errori medici e dati statistici
L’Avv. Gabriele Chiarini è stato intervistato dalla rivista “Italy-USA Magazine” in merito al fenomeno degli errori sanitari e alle ragioni per cui non possono essere considerate attendibili le attuali stime in tema di malasanità in Italia.
Gli “errori medici” sono un fenomeno in crescita negli Usa, invece in Italia non si riescono ad avere dati davvero attendibili, come mai?
Attualmente, le stime disponibili sugli errori in sanità danno conto soltanto dei casi in cui c’è stata una denuncia o una richiesta risarcitoria da parte del paziente o dei suoi congiunti.
Tutte le altre vicende restano nell’ombra, perché gli operatori sanitari tendono a non segnalare spontaneamente gli eventi avversi (molto spesso per timore delle ripercussioni).
Il principale motivo per cui è molto difficile avere dati esatti sugli errori medici, quindi, è che gli errori riportati dalle statistiche sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli effettivamente verificatisi.
Anche in U.S.A. i numeri degli errori sanitari sono piuttosto controversi.
Ad esempio, alcuni studi parlano di 100.000 morti provocati ogni anno dagli errori negli Stati Uniti(1), mentre altri sostengono che si tratti di 251.000 decessi all’anno, tanto che gli errori medici sarebbero la terza principale causa di morte nel Paese(1).
Si tratta, anche in questi caso, di stime ipotetiche, e non di dati reali, anche perché gli stessi studi evidenziano che meno del 10% degli errori medici vengono riportati volontariamente(2).
Ad ogni modo, sembrerebbe che i tassi di errore siano significativamente più elevati negli Stati Uniti rispetto ad altri Paesi sviluppati (come Canada, Australia, Germania e Regno Unito)(2).
Quest’ultimo dato potrebbe significare, in realtà, soltanto che negli U.S.A. si sta acquisendo maggior consapevolezza dell’entità del fenomeno, e non che i medici statunitensi siano peggiori dei loro colleghi canadesi, australiani, tedeschi o inglesi.
(1) Rodziewicz TL, Hipskind JE, Medical Error Prevention, StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2018-2018 Mar 30.
(2) Anderson JG, Abrahamson K, Your Health Care May Kill You: Medical Errors, Stud Health Technol Inform. 2017;234:13-17.
Per la sua esperienza, se ne commettono di più nelle strutture pubbliche o in quelle private?
La fallibilità è un fenomeno trasversale, quindi gli errori capitano nelle strutture pubbliche come in quelle private.
E’ vero però che alcuni interventi chirurgici, specialmente su pazienti fragili o portatori di importanti comorbilità, possono determinare complicazioni difficilmente gestibili in una struttura privata.
Questo significa, per la nostra esperienza professionale, che le strutture private possono essere più esposte agli eventi avversi in sanità.
Nel suo report afferma che la responsabilità dell’errore medico, più che del singolo, è spesso della struttura e di problemi organizzativi. Quindi si tratta di carenza di management nelle strutture sanitarie? Come può essere affrontato il problema?
Quando diciamo che l’errore medico è (quasi) sempre dovuto ad una défaillance organizzativa, vogliamo sottolineare che – salvo casi eccezionali di macroscopiche responsabilità individuali – anche gli errori del singolo affondano le radici in cause sistemiche cosiddette “latenti”.
Queste ultime sono costituite, ad esempio, da ambienti strutturali o macchinari obsoleti, dalla mancanza di standard clinici adeguati, da una bassa densità di personale, da una erronea organizzazione degli spazi o dei turni di lavoro.
Sono cause che nascono molto lontano dal paziente (per lo più, da decisioni gestionali), e possono rimanere sconosciute per lungo tempo.
Esse, nondimeno, costituiscono terreno fertile per un errore individuale, che può avere un impatto immediato, anche gravissimo, sulla salute del paziente.
La consapevolezza delle possibili cause di errore è una condizione preliminare fondamentale per stabilire contromisure appropriate.
Pertanto, vanno adottate politiche idonee ad incentivare la spontanea segnalazione degli eventi avversi, vincendo la tradizionale resistenza degli operatori sanitari, spesso riluttanti a riportare errori per paura di punizioni, di azioni disciplinari, o anche solo di danni alla propria reputazione.
Inoltre, la strategia di prevenzione dovrebbe includere azioni che influiscono direttamente sulle cause dell’errore, come la diffusione di checklists e procedure operative standard, la creazione di sistemi di segnalazione degli eventi critici, l’utilizzo di sistemi informatici all’avanguardia per limitare gli errori nella prescrizione e nella gestione del farmaco, cercando di coinvolgere in questa direzione non soltanto il management ma tutto il personale operativo.
Se un cittadino ritiene di essere stato vittima di errore medico, cosa dovrebbe fare per potersi tutelare al meglio?
La prima cosa da fare è cercare di capire se effettivamente quello che è successo al paziente configura un errore medico.
Poi si deve verificare se questo errore è rilevante per la legge, cioè se si è verificato un danno per il paziente e se questo danno è ricollegabile causalmente all’errore.
Se questi accertamenti preliminari hanno esito positivo, allora siamo davanti ad una ipotesi di medical malpractice, che può essere gestita sotto il profilo legale, privilegiando la strada della richiesta di un risarcimento danni in sede civile, piuttosto che quella – assai più difficile – della denuncia o querela in sede penale.
Bisogna, allora, quantificare esattamente il danno, individuare il soggetto giuridico che è tenuto a risarcirlo, aprire il sinistro con la Struttura responsabile e con l’eventuale Compagnia Assicuratrice, per poi gestirlo in via stragiudiziale e – se occorre – davanti all’autorità giudiziaria competente.
Per tutte queste attività, è necessario rivolgersi ad un avvocato specializzato in responsabilità sanitaria, il quale dovrà avvalersi del supporto di un medico legale e di uno specialista nella disciplina coinvolta.