Ultimo Aggiornamento 21 Novembre 2024
Il parto cesareo e i suoi rischi – Medmal WORDS
Il parto cesareo è a tutti gli effetti un intervento chirurgico, con tutti i rischi che questo può comportare.
Inoltre esso determina per la madre un periodo di convalescenza più lungo rispetto al – meno rischioso – parto tradizionale.
Esistono, purtroppo, casi in cui il parto cesareo non va come dovrebbe.
E allora, quando sono ravvisabili i presupposti perché si configuri una responsabilità sanitaria?
Ce lo spiega l’Avv. Parisa Pelash.
“MedMal WORDS | Le parole della responsabilità sanitaria” è un progetto divulgativo a cura di STUDIO LEGALE CHIARINI – Associazione Professionale.
INDICE SOMMARIO
- § 1. Definizione di parto cesareo: leggenda vs realtà
- § 2. Tipologie di “parto cesareo”
- § 3. Parto cesareo in emergenza/urgenza
- Fonti & risorse
§ 1. Definizione di parto cesareo: leggenda vs realtà
Il “parto cesareo” in termini tecnici (e un po’ desueti) si chiama “laparoisterotomia“, parola che indica appunto una incisione (“-tomia”) nell’addome (“laparo-“) e poi nell’utero (“istero-“), in modo da poter estrarre il neonato. Vocabolo da non confondere con “laparoisterectomia”, che è invece l’asportazione chirurgica dell’utero.
La leggenda vuole che la definizione del parto cesareo tragga origine dalla figura di Giulio Cesare.
Giulio Cesare è famoso per tante cose: è stato un politico, un militare, un oratore, uno scrittore. E si dice che sia nato non di parto naturale, ma da un’apertura praticata nel grembo materno, che da quel momento avrebbe preso il suo nome: il taglio cesareo.
In realtà si tratta, probabilmente, di una leggenda. E’ verosimile, infatti, che il termine “cesareo” derivi non già dal nome “Cesare”, ma piuttosto dal latino “caesŭm”, voce del verbo “caedĕre” che significa, per l’appunto, “tagliare“.
In effetti, fino al 1700, il parto cesareo veniva praticato sulle donne già decedute, perché non si era in grado, a quei tempi, di chiudere in modo sicuro la ferita, bloccare l’emorragia, evitare le infezioni e tutte le probabili complicanze di una pratica così invasiva.
Oggi le cose, fortunatamente, sono diverse e il parto cesareo presenta elevati margini di sicurezza, anche se non se ne dovrebbe abusare perché si tratta sempre di un intervento chirurgico, con tutti i rischi del caso, oltre al fatto che – come abbiamo già detto – la madre andrà incontro ad un periodo di convalescenza più lungo rispetto al parto tradizionale.
§ 2. Tipologie di “parto cesareo”
Il taglio cesareo può essere effettuato in elezione, oppure in emergenza/urgenza.
Quello elettivo si effettua in situazioni non urgenti ed è pianificato per tempo.
Ad esempio, è raccomandato programmare il parto cesareo:
- in caso di gravidanza a termine con un bambino in posizione podalica (mentre il feto dovrebbe presentarsi con la testa rivolta verso il canale vaginale);
- oppure in alcuni casi di placenta previa (situazione che si verifica quando la placenta si è impiantata in prossimità del collo dell’utero);
- o ancora in caso di forte macrosomia fetale (se si stima che il bambino pesi più di 4 chili e mezzo).
Secondo la cosiddetta “classificazione di Lucas” questi sono tutti casi di “codice bianco“, in cui il parto cesareo è utile perché riduce la morbosità ed anche la mortalità del neonato rispetto al parto vaginale, ma può essere inserito nella lista operatoria in base alle disponibilità della madre e del punto nascita.
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§ 3. Parto cesareo in emergenza/urgenza
Quando però emerge il rischio di una seria complicanza, dal codice bianco si passa al verde e al giallo, che identificano fasce di gravità via via crescenti, fino al codice rosso, che sta a significare un pericolo immediato per la vita della madre o del feto.
Questo accade in casi molto gravi, come ad esempio:
- la rottura dell’utero;
- il distacco di placenta;
- o quando il monitoraggio cardiotocografico riveli importanti anomalie nel battito del cuore del bambino, con conseguente rischio di ipossia fetale.
Ecco: in questi casi è necessario intervenire subito, perché il tempo è un fattore cruciale ed un ritardo, anche di pochi minuti, può causare sofferenza fetale, con il rischio di conseguenze irreversibili sulla salute del neonato, che possono significare una drammatica prospettiva di vita per il bambino e per la sua famiglia e, nello stesso tempo, un probabile e gravoso grattacapo in sede legale per la struttura sanitaria, per il medico ginecologo, e per l’équipe di operatori coinvolti nella sfortunata vicenda clinica.