Ultimo Aggiornamento 21 Maggio 2024
Errori Sanitari & Carenza di Personale nel S.S.N.
L’insufficienza dell’organico è una importante condizione di rischio per la potenziale verificazione di un episodio di errore sanitario. E’ ormai assodato, infatti, che gli eventi avversi in sanità sono spesso la punta di un iceberg e costituiscono l’effetto di criticità organizzative, piuttosto che di profili di colpa individuale.
Approfondiamo in questo articolo i riflessi che il mancato turnover di medici e dirigenti sanitari ha determinato e potrà determinare in futuro con riguardo alla carenza di personale sanitario e, conseguentemente, alla qualità dei servizi sanitari nel nostro Paese.
INDICE SOMMARIO
- § 1. La carenza di organico del personale sanitario italiano
- § 2. Le cause della carenza di personale sanitario
- § 3. La carenza di personale come causa di aumentata possibilità di errori sanitari
- § 4. Gli errori in sanità e il formaggio con i buchi
- § 5. Risparmi e costi della carenza di personale
§ 1. La carenza di organico del personale sanitario italiano
Dobbiamo premettere che, secondo le ultime rilevazioni disponibili, il numero complessivo dei medici attivi in Italia non è inferiore rispetto alla media degli altri Paesi O.C.S.E.: abbiamo 12,4 medici attivi ogni 100.000 abitanti (poco sopra la media di 12,1).
Sono invece molto pochi gli infermieri: ne abbiamo 20,7 ogni 100.000 abitanti (meno della metà della media O.C.S.E. di 48,8).
In confronto ad un Paese non troppo distante come la Danimarca, però, abbiamo quasi la metà dei medici (12,4 contro 22,1 per 100.000 abitanti) e meno di 1/5 degli infermieri (20,7 contro 104,0 per 100.000 abitanti).
In ogni caso, nell’ultimo periodo si sta discutendo di quella che viene definita una sorta di “emergenza medici“, vale a dire una carenza di personale sanitario negli Ospedali italiani.
Secondo l’Associazione di Medici e Dirigenti del S.S.N., c’è già una insufficienza di organico pari a 8.000 medici, di cui 2.000 nei Pronto Soccorso, insufficienza destinata a peggiorare in estate, con le ferie dei sanitari.
§ 2. Le cause della carenza di personale sanitario
Sembrerebbe che la causa del problema vada individuata non solo e tanto nel numero chiuso per l’accesso alle Università, quanto piuttosto nel cd. “imbuto formativo” determinato dalla esiguità dei contratti di formazione post lauream rispetto al numero di laureati.
In pratica, molti medici neolaureati non riescono ad accedere alle scuole di specializzazione, restando sospesi in un “limbo professionale”; molti riprovano anno dopo anno per cercare di ottenere l’ammissione ai percorsi di formazione, ma alcuni desistono e vanno ad esercitare la professione all’estero (e, con loro, se ne vanno anche le risorse che l’Italia ha investito nella loro preparazione; si parla di circa 200.000 euro per ogni medico).
Questa “emergenza”, peraltro, si aggraverà probabilmente con i futuri pensionamenti resi possibili dalla recente riforma “quota 100”, poiché è verosimile che i giovani medici specializzati non siano sufficienti a sostituire le risorse che usciranno dal sistema.
§ 3. La carenza di personale come causa di aumentata possibilità di errori sanitari
E’ chiaro che, se non si riuscirà a correggere questo andamento, potrà verificarsi un peggioramento nella qualità generale dei servizi sanitari forniti dal nostro S.S.N.
In primo luogo, infatti, il processo di “svuotamento” del personale è piuttosto veloce, e non consente di maturare il trasferimento delle competenze e delle esperienze da parte dei medici più anziani in favore di quelli più giovani.
Inoltre, l’insufficienza dell’organico è una tra le più rilevanti cd. “condizioni latenti” di carattere sistemico su cui si innesta la possibilità di un episodio di errore sanitario: è un dato di fatto che gli eventi avversi in sanità sono spesso la punta di un iceberg e costituiscono l’effetto di criticità organizzative, piuttosto che di profili di colpa individuale (penso, in particolare, alle vicende correlate a stress da iperlavoro, disattenzione o difetto di comunicazione, che sono tipicamente il frutto della carenza di personale e del carico di lavoro incrementale che ne deriva per gli operatori sanitari).
Danni da carenza di personale sanitario o errore medico?
§ 4. Gli errori in sanità e il formaggio con i buchi
La teoria del “formaggio con i buchi”, elaborata da James Reason a partire dalla fine del secolo scorso, illustra in maniera molto icastica la questione del rapporto tra organizzazione ed errori sanitari.
Tutte le Strutture Sanitarie predispongono una serie di barriere e di controlli per proteggere i pazienti (ma anche il personale sanitario) da eventi che possano esporli a un pericolo, o peggio a un danno, per la loro salute.
Per rappresentare questi “strati difensivi”, possiamo immaginare delle fette di formaggio: non un formaggio compatto, però, ma un formaggio svizzero costellato di buchi.
Questi buchi rappresentano le possibili falle nei vari sistemi di difesa della Struttura Sanitaria; la presenza di buchi su una fetta non è sufficiente per la verificazione di un evento avverso, perché la falla di uno strato potrebbe essere colmata da un altro presidio di sicurezza (ad esempio, l’esistenza di due confezioni simili, che contengono farmaci molto diversi tra loro, può essere sterilizzata conservando i medicinali in due armadi differenti).
Nondimeno, quando si allineano i buchi su tutte le fette di formaggio, le difese diventano inefficienti e si si crea una traiettoria rettilinea che rende possibile la realizzazione di un evento avverso. Il rischio di errore, da potenziale, è divenuto attuale, e si è verificato un danno, più o meno grave, al paziente, con buona pace del principio di “sicurezza delle cure” tanto caro alla legge Gelli.
Talvolta l’insufficienza del personale è alla base di
§ 5. Risparmi e costi della carenza di personale
La carenza di personale nasce, naturalmente, da una esigenza di economia di spesa: si stima che il risparmio per le Aziende Sanitarie conseguente al mancato turnover di medici e dirigenti sanitari sia stato, per l’anno 2018, di circa 1 miliardo di euro.
E’ un risparmio solo apparente, però, perché dovrebbe essere misurato, nel medio-lungo periodo, con la diminuzione della qualità delle prestazioni sanitarie che ne deriva.
Infatti, servizi sanitari scadenti comportano ingenti sprechi di denaro: sto parlando non solo e tanto della compensazione economica che deve essere riconosciuta ai pazienti che siano rimasti vittima di un evento avverso (cd. risarcimento danni da “malasanità”), ma anche e soprattutto dei costi aggiuntivi che il sistema è costretto a sopportare in termini di prolungamenti delle degenze e di trattamenti addizionali.
Ad esempio, una infezione ospedaliera – evitabile almeno nel 50% dei casi – comporta il ricorso a costose terapie antibiotiche, oltre ad un ricovero prolungato e alla possibile necessità di trasferimento in terapia intensiva, con conseguenti effetti a cascata (come l’allungamento delle liste di attesa e la caduta di performance del reparto), senza parlare della morbilità e del rischio di mortalità che ne consegue per il paziente.
In linea generale, un recente rapporto dell’O.M.S. ha messo in luce che il 15% della spesa sanitaria viene consumato per rimediare agli errori medici; si tratta di un importo che oscilla tra 20 e 25 miliardi di euro ogni anno, un costo che sicuramente non possiamo permetterci, specie alla luce della cronica scarsità delle risorse a disposizione del nostro sistema sanitario.
Del resto, è sì vero che le Strutture Ospedaliere devono tendere all’aziendalizzazione e all’efficienza tipica dei sistemi imprenditoriali, ma la loro attività non può essere ispirata soltanto a a criteri di economicità e di risparmio, in contrasto con il diritto alla salute dei cittadini e degli utenti che si rivolgono al S.S.N.