Omessa diagnosi di infezione ospedaliera: risarcimento da malasanità

Ultimo Aggiornamento 29 Maggio 2024

Malasanità & Risarcimento per mancata rilevazione di I.C.A.

L’avv. Gabriele Chiarini è un esperto in tema di responsabilità sanitaria e I.C.A.

Ammonta ad Euro 815.000,00 il risarcimento complessivamente liquidato ai parenti – assistiti dall’avv. Gabriele Chiarini – di un uomo deceduto a causa di infezione ospedaliera non tempestivamente diagnosticata.

Il caso di malasanità

In particolare, è stato dimostrato che i sanitari della Struttura Ospedaliera interessata, durante il ricovero del Paziente, non avevano elaborato la diagnosi, neppure presunta, di “Endocardite infettiva” o di sepsi, che era l’unica evidenza del momento.

L’accertamento della responsabilità sanitaria

Risultavano infatti presenti i pochi elementi necessari e sufficienti a sospettarla:

  1. il dato anamnestico di un intervento cardiochirurgico con utilizzo di materiale protesico;
  2. la sintomatologia febbrile, con neutrofilia ed i caratteri clinici di febbre settica;
  3. la microebolia polmonare.

La diagnosi, dunque, poteva e doveva essere facilmente ipotizzata e sicuramente confermata, coinvolgendo sanitari specialisti in malattie infettive e cardiochirurgiche – ancorché non presenti nel Nosocomio – per instaurare, subito, adeguate procedure diagnostiche e terapeutiche di sorveglianza, onde prevenire ragionevolmente ogni altra possibile complicanza.

Il ritardo diagnostico e terapeutico della setticemia

In quel momento della storia clinica del Paziente, avvennero il ritardo diagnostico e il ritardo terapeutico che si sarebbero rivelati fatali.

Dal ritardo diagnostico e terapeutico di più di due mesi, infatti, derivarono tutte le complicanze che colpirono successivamente il Paziente fino al decesso.

Le complicanze dell’endocardite infettiva

Complicanze, come sopra evidenziato, tutte riferibili alla “storia naturale della Endocardite Infettiva”, ovvero:

  1. la febbre settica;
  2. la microembolia polmonare;
  3. l’anemia;
  4. il leack periprotesico;
  5. l’ascesso periprotesico;
  6. le vegetazioni a livello degli apparati valvolari;
  7. la necessità del nuovo intervento chirurgico;
  8. il decesso.

Il risarcimento per sepsi

Com’è noto, la sepsi (o setticemia) deriva sempre da una infezione e si caratterizza per una risposta infiammatoria sistemica (cd. S.I.R.S.) anomala, che l’organismo umano può mettere in atto producendo l’effetto di danneggiare alcuni organi vitali fino a renderli non più funzionanti. Si tratta, dunque, di una sindrome clinica gravissima, che può avere – e spesso ha – conseguenze devastanti su singoli organi (ad esempio: il cervello, che può manifestare celere deterioramento dello stato di coscienza; i polmoni, che possono smettere di ossigenare il sangue; il cuore, che può cessare di battere) e finanche letali sull’intero organismo.

In casi come quello sopra descritto, quando la setticemia deriva da una inadeguata attuazione delle misure di profilassi – e, a fortiori, quando tale condizione non viene tempestivamente diagnosticata – il paziente o (se defunto) i suoi congiunti hanno diritto ad un risarcimento danni per sepsi, per ottenere il quale è sempre consigliabile chiedere aiuto ad un avvocato esperto in materia di responsabilità medico-sanitaria.

I parenti del protagonista della tragica vicenda narrata hanno ottenuto un risarcimento di 815.000,00 euro, grazie al supporto dello Studio Legale Chiarini, specializzato in assistenza legale per malasanità.

E’ capitato un caso analogo a te o a un tuo congiunto?

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